Il carbone attivo che può essere presente nel nostro depuratore acqua domestico è un elemento versatile la cui utilità è stata più volte riscontrata. Si ritiene che trovi spesso uso, per questo, nel filtraggio di sostanze organiche, di pesticidi di diversa natura e persino nel trattamento di componenti con basi di benzene e petrolio. Nelle sue varianti più potenziate risulta capace di offrire prestazioni anche migliori, con l’assorbimento di piombo, amianto ed elementi microbici di varia natura.

Più commerciale, e più improntata sulla disinfezione delle nostre acque, è la luce ultravioletta. I sistemi che ne fanno uso sono improntati sull’esposizione dell’acqua ad una particolare lunghezza d’onda capace di uccidere i microbi presenti. Può allo stesso modo essere un valido aiuto nell’eliminazione di batteri, virus e diverse tipologie di agenti organici. Tuttavia la reale efficacia del sistema dipende grandemente dalla forza e dall’intensità della luce emessa, nonché dalla lunghezza del tempo di esposizione. Per assicurarci che l’acqua contenga la giusta quantità di particelle di luce necessaria a rendere valido il suo utilizzo dovremo necessariamente assicurare all’impianto un ambiente pulito ed una manutenzione costante.
E’ bene ricordare che il sistema a luce ultravioletta non garantisce l’eliminazione di tutta la gamma di gas e particelle metalliche che, invece, può essere raggiunta da un depuratore acqua domestico nella sua completezza. Anche e soprattutto per questo viene costantemente ricordata una speciale cura, ed attenzione, nella selezione del metodo a cui vogliamo affidarci per restituire leggerezza e qualità all’acqua che intendiamo bere.

Esiste anche un metodo più curioso e più antico per raggiungere una buona purezza dell’acqua. E’ forse il metodo che ognuno di noi può ricordare per averne sperimentato l’utilizzo sui banchi di scuola, durante le interminabili lezioni di chimica. Che ognuno di noi può rievocare dalle giornate trascorse a condividere le abitudini dei nonni, le loro storie, i loro sistemi così semplici e diversi. E che può ancora immaginare per averlo visto largamente utilizzato da maghi e stregoni, fattucchiere e scienziati pazzi nel silenzio delle sale di un cinema.
Si tratta della distillazione, un sistema per molti versi incredibilmente diverso da quello del depuratore acqua domestico, eppure non meno interessante.
Il processo di distillazione richiedere che l’acqua venga scaldata in un contenitore apposito e portata progressivamente al punto di ebollizione, fino a disperdersi in vapore. L’acqua vaporizzata in questo modo prodotta viene raccolta ed incanalata in un sistema che ha funzione di condensatore: qui viene gradualmente raffreddata, fino ad essere riconvertita nella sua forma solida. Talvolta all’interno del processo è prevista la presenza di una valvola a carbone attivo per la raccolta di eventuali agenti inquinanti residui, ma questa valida aggiunta non è fondamentale per il funzionamento del processo.
La distillazione, come il depuratore acqua domestico, è in grado di rimuovere elementi minerali e chimici, e persino il fastidioso retrogusto che talvolta rimane, residuo e persistente, nell’acqua imbottigliata. Tuttavia è un procedimento che richiede lunghi tempi di attesa ed un’attenzione costante, con risultati al di sotto delle aspettative: le quantità di acqua trattabili sono decisamente esigue rispetto a quelle garantite da un depuratore acqua domestico. In aggiunta a questo richiede una pulizia costante degli elementi di cui si avvale, soggetti a tutte le impurità ed i residui lasciati dall’acqua in evaporazione.

Questo genere di residui, che possiamo riconoscere come macchie sulle superfici lisce di casa, sulle stoviglie, sui pavimenti ed in generale su quanto sottoponiamo a lavaggio, è spesso sintomo di un’acqua particolarmente dura.
Quando parliamo di durezza dell’acqua facciamo riferimento, nella maggior parte delle situazioni, ad un’acqua contenente una concentrazione elevata di particelle come calcio, magnesio ed altre componenti di natura metallica che, una volta sedimentate, lasciano sui materiali una patina caratteristica. Quello che non tutti sanno, volendo approfondire le origini del termine, è che il primo utilizzo del termine “durezza” fu introdotto con riferimento a quelle acque in cui risultava particolarmente difficile il lavaggio con saponi tradizionali.
Si trattava di acque la cui composizione risultava in grado di ridurre, se non annullare, le proprietà del sapone che vi veniva immerso, tramutandone i residui in sostanze insolubili disperse nel liquido.
Sicuramente è una situazione con cui, in un momento o nell’altro, siamo entrati un po’ tutti a contatto:basti ricordare le numerose problematiche che insorgono in apparecchiature come la lavatrice, od in ambienti come bagno e cucina, quando l’acqua che utilizziamo non ha la purezza effettiva di cui è garante un depuratore acqua domestico. Volendo risalire alle cause della durezza dell’acqua, possiamo considerare il fatto che i minerali che ne sono causa (come, appunto, calcio e magnesio), pur non trovandosi nella loro forma elementare nel terreno, si trovano in abbondanza in numerose componenti e sostanze.

L’osmosi inversa, di cui fa uso la maggior parte dei depuratori acqua domestici, è in grado di mitigare, se non di annullare del tutto, questo genere di problematica riducendo i danni ad essa associati. E di rendere potabile l’acqua soggetta alla maggior parte degli agenti inquinanti riscontrabili nei comuni sistemi di conduzione.  Per questo motivo è difficile dare credito a chi intenda sminuirne l’efficacia alludendo ad un potenziale deterioramento della salute a seguito di un consumo costante di acqua depurata.

Cerchiamo di ricordare, come rilevato dalle stesse associazioni su cui grava la certificazione di qualità del nostro depuratore acqua domestico, che il corpo umano è perfettamente in grado di mantenere stabile il proprio equilibrio e di gestire tanto l’assorbimento quanto il rilascio di minerali a prescindere dalla concentrazione in cui è possibile trovarli nell’acqua che beviamo. In casi di malnutrizione l’acqua fornisce sempre un apporto positivo, ed in casi di nutrizione già di per sé adeguata l’introduzione degli elementi contenuti nell’acqua non è sufficiente a costituire una preoccupazione.
Si potrebbe fare nuovamente appello all’irrisolta questione del pH e dell’acidità delle acque in cui sia riscontrabile una bassa quantità di minerali dissolti (come quelle rilasciate dal purificatore). Ma la differenza è esigua, facilmente appianata dalla nostra stessa saliva, e sicuramente ridotta rispetto alla naturale dose di acidità che ci aspettiamo dai fluidi contenuti, ad esempio, nel nostro stomaco.