Di fatto, quello di cui dovremmo preoccuparci maggiormente nel momento in cui scegliessimo di procedere con l’acquisto di un depuratore acqua domestico non è tanto la quantità di sali minerali che viene trattenuta dal filtro, quanto piuttosto la quantità di agenti inquinanti e dannosi a cui impediamo di raggiungere le nostre tavole.
Quando migliaia di anni fa i popoli già si preoccupavano di scegliere quali acque condurre agli insediamenti, e da quali tenersi lontani, non effettuavano forse una scelta consapevole tra ciò di cui potevano privarsi e ciò che assolutamente non potevano permettersi?

Leggiamo che secondo la rivista scientifica prodotta dall’American College of Allergy è sensibilmente più facile contrarre intolleranze ed allergie alimentari quando l’acqua che consumiamo tutti i giorni viene sistematicamente raccolta dai rubinetti senza alcun depuratore acqua domestico che ne riduca le componenti inquinanti. Questo perché l’acqua corrente è soggetta a tutti i tipi di contaminazione esterna che abbiamo visto fino ad ora.

Sapete che, secondo esperimenti effettuati dall’Albert Einstein College di Medicina di New York è risultato che, tra gli individui studiati ed assidui consumatori di acqua di rubinetto, uno su due riportava una concentrazione pericolosa di diclorofenoli nelle urine? I diclorofenoli sono molecole notoriamente presenti tanto nei comuni pesticidi quanto nelle sostanze utilizzate proprio per disinfettare l’acqua. E quando i loro livelli raggiungono soglie superiori a quelle tollerabili dal corpo umano è possibile che risulti conseguentemente ridotta la tolleranza che gli stessi individui posseggono normalmente nei confronti dei cibi che ingeriscono.

Si potrebbe obiettare che questi contaminanti, proprio perché ampiamente sfruttati in mercati di ampio respiro come quello alimentare (allo scopo di trattare la frutta e la verdura destinate al commercio), raggiungano il nostro organismo a prescindere dall’acqua che beviamo, e che logicamente non costituiscano una prova a favore dell’acqua trattata con un depuratore acqua domestico. Ma provate a ragionare in termini di quantità: se quella (per quanto esigua possa essere) portata dai nostri rubinetti costituisse la goccia capace di far traboccare il vaso ed alterare il vostro stato di salute, non preferireste farne a meno? Non scegliereste, almeno dove vi è effettivamente possibile effettuare una scelta, di consumare un’acqua sana e leggera, opportunamente ripulita da qualsiasi contaminante grazie ad un depuratore acqua domestico?

Abbiamo considerato le intolleranze. Ma in realtà le statistiche rivelano un gran numero di allergie e patologie in rapida diffusione negli ultimi anni. E chiunque abbia avuto modo di studiare il fenomeno è propenso a consigliare, sopra ogni altro accorgimento, un’alimentazione basata su cibo di provenienza controllata e tracciata e, naturalmente, un consumo importante di acqua pura.

D’altra parte è sempre la scienza a rivelarci che l’acqua privata delle sue componenti inquinanti (sempre grazie al nostro depuratore acqua domestico) costituisce un antistaminico naturale a cui chiunque può fare ricorso senza incidere in alcun modo sull’economia domestica. E, soprattutto, senza il timore di tutti quegli effetti collaterali indesiderati che comunemente si associano all’ingestione di farmaci di natura chimica. In breve, un consumo prolungato e corretto di acqua inibisce la produzione nel corpo della sostanza chiamata istamina: una sostanza che, se normalmente è di supporto per il contrasto delle allergie, in dosi eccessive può provocare un numero ancora impreciso di infiammazioni e reazioni spiacevoli.

Una buona e corretta idratazione è fondamentale anche per il funzionamento degli organi del nostro corpo e per gli apparati che lo contraddistinguono, nonché per una diuresi regolare. Questo significa che un’assunzione corretta e regolare di acqua favorisce lo smaltimento di una buona quantità di tutte quelle impurità che quotidianamente ci troviamo ad assorbire durante l’alimentazione, sul posto di lavoro, per strada, in casa.

Un articolo pubblicato diverso tempo fa si fece carico di portare alla luce come un quarto delle falde sotterranee italiane, nonché la metà dei nostri fiumi e dei nostri laghi, siano pesantemente inquinati dalla presenza di pesticidi ed erbicidi. Secondo l’articolo, gli studi effettuati sui campioni d’acqua rivelarono la presenza di almeno centodiciannove diversi tipi di agenti contaminanti, distribuiti in larga parte nelle acque di superficie e, in parte minore, in quelle sotterranee. Lo scopo dell’articolo, naturalmente, risultava essere quello di sensibilizzare i lettori invitandoli a porre attenzione al problema di un’alimentazione corretta, che possa definirsi sana fin dal primo bicchiere d’acqua che ingeriamo al mattino.
Un’attenzione che deve venire prima di tutto dal singolo individuo. Poiché sappiamo, ad esempio, che anche quando un antiparassitario, un erbicida o un pesticida vengano controllati o del tutto aboliti dalla legge, alcune delle componenti nocive continuano comunque a persistere nelle falde da cui sono state assorbite. Deve trascorrere molto tempo dal momento in cui un elemento viene bandito dal commercio a quello in cui le sue sostanze e le sue conseguenze scompaiono effettivamente dall’ambiente in cui è stato utilizzato.
Così accade che fiumi di qualsiasi portata, magari gli stessi fiumi che scorrono giorno dopo giorno a pochi metri dal giardino di casa, se sottoposti ad opportune analisi risultino essere discariche a cielo aperto, conduttori inconsapevoli di agenti inquinanti di vario genere e natura.

Sorti analoghe toccano, indiscutibilmente, anche ad acque confinate a cento e più metri al di sotto del livello del suolo: il terreno è una spugna attraverso cui diserbanti, sostanze chimiche e veleni di qualsiasi natura passano incontrastati, procedendo senza sosta a contaminare tutto quel che incontrano.

Durante tutto il tempo necessario allo smaltimento delle scorie, niente impedisce che sorgano impianti di distribuzione delle acque prodotte da fonti locali: il passaggio dal terreno contaminato alle nostre case finisce così per essere legato a qualcosa di irrisorio come il gesto con cui apriamo il rubinetto e ci riempiamo il bicchiere. Questo, naturalmente, in assenza di un opportuno depuratore acqua domestico.