L’acqua così trattata, l’acqua osmotizzata, risulta essere visibilmente più trasparente, leggera di sapore e di consistenza, fondamentalmente sana: la membrana si fa carico di trattenere anche tutta la componente batteriologica che metterebbe a rischio più immediato la nostra salute.
E, al tempo stesso, è proprio la membrana a farsi garante della sicurezza di questo intero procedimento, nonché dell’acqua prodotta dal depuratore acqua domestico. Il risultato non sarebbe infatti possibile se questo filtro, anziché fare affidamento sulle proprie dinamiche fisiche, basasse la sua capacità di trattenuta sulla presenza di agenti chimici esterni.

Ma non lasciatevi confondere: l’efficacia dell’osmosi inversa in un depuratore non è nulla che la natura non abbia già ampiamente testato e confermato, in piccoli processi quotidiani di cui normalmente trascuriamo la presenza.
Basti pensare al modo in cui le radici di un albero traggono nutrimento dal suolo in cui affondano. Od al modo in cui un rene filtra il sangue trattenendo le sue eventuali impurità.

L’acqua oligominerale ricavata da un depuratore acqua domestico perde dunque tutte le sue componenti organiche, inquinanti o contaminanti. Citiamo ad esempio: fluoruri, solfati, piombo, magnesio, insetticidi vari, erbicidi, funghi, rame ed argento, nichel e calcio, detergenti e sali. Volendo ricorrere alla chiarezza dei numeri, possiamo determinare che l’osmosi inversa, con la sua capacità di ridurre fino al 99% le sostanze disciolte in acqua, è considerata al giorno d’oggi la tecnica di filtrazione più pratica ed efficace. Nonché, probabilmente, la più utilizzata nel settore della purificazione e della desalinizzazione dell’acqua.

Anche per questo motivo il suo utilizzo è ampiamente considerato e promosso all’interno delle aziende ospedaliere, di quelle alimentari e dei più comuni laboratori. O, come anticipato in precedenza e come verrà rivisto in seguito, in situazioni che prevedono l’impossibilità da parte dei civili di procurarsi acqua potabile in tempi ristretti.
Parliamo di filtri che, in assenza di un depuratore acqua domestico, vengono consegnati in dotazione, come equipaggiamento, ai militari impegnati a guerreggiare in territori ostili, ma anche di corredi di sicurezza per barche e scialuppe che, in caso di affondamento delle navi guida, si trovassero nella necessità di veleggiare a lungo sull’infida distesa marina e quindi senza alcun accesso ad acqua potabile. O in dotazione a quanti abbiano da attraversare, per lavoro o per passatempo, aree desertiche o paludose.

Ed ancora una volta si tratta di dispositivi adeguati alle esigenze umane perché siano in grado di fornire, anche in piccole ed irrisorie quantità, quell’apporto di acqua che risulta essere fondamentale per la sopravvivenza dell’organismo.

Possiamo considerare, dunque, l’intero processo dell’osmosi inversa un sistema benefico nonostante il fatto che l’acqua prodotta risulti essere drasticamente povera di sali minerali? Naturalmente sì.
Quando pensiamo all’acqua, alla sua capacità di sopperire alle esigenze naturali di liquido del nostro corpo e di funzionare da nutrimento per i suoi ingranaggi, non ci aspettiamo che l’apporto dell’acqua stessa sia identico a quello di un delizioso panino al prosciutto. Né a quello di un piatto di pasta, o di una porzione di torta. Ci aspettiamo, invece, che allevi la sgradevole sensazione di aridità che ci è rimasta impigliata in gola. Che porti il sollievo di un po’ di freschezza o, con qualche fogliolina di the, il piacevole tepore di una bevanda calda. Ci aspettiamo che fornisca ai nostri organi, ai nostri tessuti, il carburante necessario a sbarazzarsi degli agenti contaminanti che quotidianamente riversiamo (involontariamente) all’interno del corpo.
Pretendiamo, insomma, che assolva ad una funzione di purificazione e di sostegno. Che cosa importa, dunque, se l’acqua che raccogliamo dal depuratore acqua domestico non racchiude la stessa ampia quantità di calorie o di componenti organiche e minerali contenute negli alimenti che ingeriamo durante i pasti?
Non dimentichiamo, oltretutto, che anche in condizioni di normalità la quantità di sali disciolti all’interno dell’acqua non è comunque in alcun modo sufficiente a sopperire ad un’eventuale carenza determinata dalla qualità e dalla quantità di cibo che assumiamo.

Alla luce di queste considerazioni la scelta che ci viene posta è piuttosto semplice: preferiamo un’acqua ricca di minerali e di sostanze nocive, per quanto irrisorio sia il suo supporto al nutrimento calorico del nostro organismo, o preferiamo un’acqua leggera e sana che sopperisca l’assenza di componenti disciolte al suo interno con un’elevata capacità di supporto e di purificazione?

Dare una risposta a questa domanda potrebbe aiutarci a comprendere anche un altro fattore ampiamente discusso entro i confini mediatici dei televisori e dei giornali: al crescente mercato improntato sulla produzione di un depuratore acqua domestico di qualità si affianca sempre più spesso l’inclemente falce dell’opinione pubblica. Pronta a calare, prevedibilmente, sul nostro depuratore acqua domestico alla prima manifesta difficoltà.